IL SENSO PROFONDO DELL’ARTICOLO 11 — di Franco Astengo

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Questo soprariportato è il testo completo dell’articolo 11 della Costituzione Repubblicana: un testo sul quale si è molto discusso, in particolare accusando i movimenti pacifisti di una lettura parzale riservata soltanto al primo capoverso.

Infatti una lettura diciamo così “forzata” dell’intero articolo è servita, più volte, a giustificare l’intervento armato dell’Italia in conflitti spesso contrabbandati come operazioni di “peacekeeping” anche in occasioni dove questa definizione non poteva essere usata come nel caso dei bombardamenti in Serbia, dell’invasione dell’Iraq assieme alla “coalizione dei volenterosi”, della presenza in Afghanistan e in Libia.

Alla luce della collocazione del nostro Paese rispetto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e del tentativo che il governo di destra, schierato con le “democrazione illiberali” dell’Est, sta compiendo di far coincidere la presenza nella NATO con il processo di costruzione dell’Unità Europea si può però pensare a sviluppare una migliore interpretazione del senso profondo fornito all’articolo 11 dal dettato Costituzionale.

Il ripudio della guerra così come definito nel testo in questione deve essere considerato prima di tutto come il ripudio del nazionalismo aggressivo.

Va ricordato come la storia dell’Italia dall’Unità in poi è storia di guerre d’aggressione: per il completamento dell’unità nazionale (1866 – 1915), per le colonie (1896-1911-1935) alla Francia (1940), alla Grecia (1940), all’Unione Sovietica (1941).

Aggressioni perpetrate proprio in nome del nazionalismo, in qualche caso per assurde rivendicazioni coloniali (Gibut, Traù, la Corsica, Nizza).

“Ripudia la Guerra” deve così essere considerato assieme la silloge del pacifismo e il rifiuto del nazionalismo.

I padri costituenti vollero così allontanare quello spettro che ha sempre aleggiato nella nostra storia e che, comunque, ha continuato a volteggiare ogni volta – come è già stato ricordato sopra – l’articolo 11 è stato violato da diversi governi di differente collocazione istituzionale.

In questo momento storico il ritorno ad una espansione dell’idea di pace in un quadro di tensione ideale internazionalista potrebbe rappresentare un punto d’identità fondamentale per una concreta ipotesi di socialismo d’alternativa costituzionale.